Categoria: Storie di Volontari

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Riccardo Stanchi
Storie di Volontari

Volontario: Riccardo Stanchi

Il mio nome è Riccardo, e sono un progettista CAD nel settore orafo. Se da un lato sono sempre stato interessato alla robotica e all’elettronica, dall’altro mi entusiasmano moltissimo anche la lavorazione del metallo e delle materie plastiche sia in ambito artigianale che in ambito industriale.

Sono entrato in contatto con l’associazione alla Maker Faire 2022, in quel contesto di leggera confusione mi ha subito colpito l’entusiasmo dei volontari con cui mi sono interfacciato. E così mi sono avvicinato ad un ambito che mi accattivava, come quello dei devices e delle protesi. Vedo la progettazione come una sfida, come qualcosa di complesso, e quindi accattivante. Infatti, per poter progettare un dispositivo, occorre tener conto di molteplici fattori che, seppur differenti, hanno tutti grande peso nel riuscire ad ottenere il risultato desiderato. Occorre, infatti, tener conto che il prodotto sia allo stesso modo adattabile a diversi individui, comodo, ma anche strutturalmente funzionale.

Al momento il mio contributo all’interno dell’associazione riguarda la stampa dei devices. Per ora ne ho stampati un paio. Vorrei però inserirmi nel team che si occupa di ricerca e sviluppo, così da poter apportare qualche miglioria ai dispositivi già prodotti, e anche contribuire nella prototipazione di dispositivi sempre nuovi, che si confacciano alle necessità specifiche dei bambini.

Perché ho scelto di essere volontario E-Nable? Perché la gioia e l’arricchimento che si ha dal mettere a disposizione le proprie competenze per aiutare chi ne ha bisogno sono inspiegabili.

Michele Praga
Storie di Volontari

Volontario: Michele Praga

Diciamo che nella mia vita ho sempre sperimentato sull’elettronica: casa mia è un enorme laboratorio pieno di attrezzature elettroniche. Fin da giovane mi sono dilettato nel produrre invenzioni particolari, mettendo in pratica idee molto strane, anche se non sempre effettivamente utili. Per anni mi sono dedicato al modellismo e ai droni, sbizzarrendomi ad inventare i meccanismi più strani. In quel contesto ho conosciuto Alessandro Villa, che mi ha poi presentato l’associazione.

Fino al 2019, anno in cui è arrivata la pandemia, ho continuato ad intrattenermi con l’elettronica e con i droni. Con il covid, però, ho iniziato a pensare: era un peccato sprecare tutto quello che facevo e non dare un contributo umanitario. Ho sentito il bisogno di dare il mio contributo. All’inizio dell’emergenza pandemica c’era una carenza generalizzata di dispositivi di protezione individuale, ho quindi iniziato a stampare in 3D, con le mie 4 stampati, delle maschere da donare al personale sanitario e a chiunque ne avesse bisogno. Da che pensavo ne avrei prodotte una decina sono arrivato a farne cinquecento: non uno, non due… 500 schermi protettivi. E così mi sono reso conto che fino a quel momento avevo sprecato la mia vita per degli hobby, potevo fare qualcosa di più: potevo fare la differenza. Così, grazie ad Alessandro, ho conosciuto E-nable.

Mi sono messo in gioco, ma all’inizio non mi mancavano i dubbi: non sapevo se sarei stato in grado e non ero neanche convinto mi sarebbe piaciuto essere volontario. Mi è bastata una lunga telefonata con Alberto perché si sciogliesse una buona parte dei miei dubbi: mi sono emozionato nel sentire la storia del progetto. Ho lasciato che l’emozione prendesse il sopravvento e ho scelto di dedicarmi a questa associazione. Mettendo da parte le perplessità mi sono lasciato trasportare ed ho iniziato a lavorare. Sono partito dai vari devices di base a cui potevamo accedere e mi son reso conto che, grazie anche al mio background, non sarebbe per me stato complesso adattarli e migliorarli per le diverse necessità dei bambini. E così, a partire da normali devices, ho iniziato a costruire dei prototipi sperimentali, con elementi elettromeccanici.

Da che ero scettico, ora non riuscirei più a tirarmi indietro. Non dopo aver visto il sorriso di un bambino che utilizza un device che anche io ho contribuito a donargli.

Con il tempo il mio desiderio di aiutare è aumentato sempre più. Mi sono lasciato ispirare e ho iniziato a produrre anche ausili per non vedenti. Ho donato infatti diversi bastoni e berretti che leggono gli ostacoli e vibrano all’Associazione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

In quello stesso periodo mi è venuta anche l’idea del bike adapter. Partendo dallo schizzo di un prototipo, nel giro di qualche settimana ho fatto un disegno 3D e l’ho stampato, provandolo personalmente in bicicletta. Alessandro mi ha poi aiutato nel perfezionamento, è riuscito a far venire fuori un capolavoro.

Mi sento un po’ un inventore, e spero di riuscire a tirar fuori qualche altra idea dal mio cappello magico, con la speranza di poter consegnare personalmente degli ausili ai bimbi, e di poter leggere nei loro occhi la contentezza. A causa dei distanziamenti c’è stato un periodo in cui abbiamo sì stampato molti devices, ma c’è stato molto distacco con i bambini: prendevamo le misure da remoto, non li vedevamo se non in video. Una sola volta, ho preso le misure di persona ad un bambino e gli ho poi consegnato io stesso l’ausilio: ho fatto il viaggio di ritorno con le lacrime agli occhi tanta era l’emozione.

Francesca Flore
Storie di Volontari

Volontaria: Francesca Flore

Dopo una laurea in Ingegneria Biomedica, alla triennale, e poi in Ingegneria Meccatronica, alla magistrale, ho lavorato per diversi anni nell’ambito dell’automotive e dell’automazione industriale per poi decidere di cambiare vita e di trasferirmi a Valencia. Due settimane dopo il mio arrivo è successo l’imprevedibile: il mondo si è fermato per colpa della pandemia. E’ stato quello il momento in cui ho deciso di creare un mio progetto. L’avevo sempre voluto fare ma mai avevo messo in pratica questa mia idea. Ho quindi iniziato, con la stampante 3D che avevo in casa, a stampare delle valvole respiratorie che servivano per gli ospedali, venivano infatti adattate direttamente sulle maschere Decathlon.

Sono Francesca Flore, ho 32 anni, e questo è l’inizio dell’avventura che mi ha portata poi a conoscere il progetto E-Nable Italia, di cui da diversi anni sono volontaria.

Nel tempo mi sono sempre più appassionata alla stampa 3D, ho iniziato con il disegno CAD, ho fatto dei corsi, ho lavorato come consulente per un’azienda londinese sempre in questo ambito e ho creato una start-up: un’e-commerce di prodotti stampati in 3D. Volendo però cercare di conciliare la stampa 3D con il settore medicale ho cercato contatti in quel settore. Sono entrata in contatto con associazioni veterinarie, che donavano devices per animali, immaginando che lavorare sulle persone sarebbe stato molto più burocratico e complesso. Prima di conoscere E-nable, ho comunicato con un’associazione colombiana che produce sempre ausili per bambini.

Sono invece entrata in contatto con Alberto, e quindi con E-nable, grazie a Francesca Albano. Lei faceva parte di una community di ingegneri biomedici con cui mi ero interfacciata precedentemente. Alberto mi è piaciuto subito molto, mi ha raccontato la sua esperienza e come sono nate E-nable ed EFP. Poiché le mie competenze erano attinenti al loro ambito di lavoro e potevano essere utili per customizzare i devices per i diversi bambini mi sono avvicinata a questa realtà con entusiasmo. Definirei gratificazione e forse anche felicità le emozioni che si provano nel vedere il primo device customizzato al braccio di un bambino.

Grande è in me la voglia di imparare e conoscere qualcosa di nuovo. In E-nable, ora più che mai, questo è possibile. L’associazione sta crescendo, fanno parte del gruppo profili professionali vari e diversi, e questo mi porta a imparare ed arricchirmi, sempre con l’obiettivo di migliorare il contributo che posso dare all’associazione. Di fatti, per ampliare sempre più le mie vedute a trent’anni mi sono iscritta ad una nuova specialistica in ingegneria biomedica al politecnico di Valencia e grazie a quella specialistica sono venuta in contatto con un centro di ricerca all’interno di un ospedale, nel quale attualmente lavoro su un progetto di ricerca per stampa 3D per la produzione di modelli anatomici per le pianificazioni chirurgiche o per docenza.

Fino ad oggi ho customizzato i devices, ho però l’obiettivo di inserirmi in progetti nuovi per poter dare una mano, anche a seguito di un periodo di formazione per poter acquisire competenze che ad oggi non possiedo.

Kabir Lovero
Storie di Volontari

Volontario: Kabir Lovero

Ciao, mi chiamo Kabir Lovero. Vedendo dei video di testimonianze, mi sono reso conto dell’impatto positivo che questo gruppo ha sulla vita di varie famiglie e di bambini, ed essendo io un appassionato di programmazione, tecnologia e ingegneria in generale, ho deciso di mettere a frutto le mie competenze tecniche, diventandone membro attivo.

Il contributo che porto è legato alla mia professione. Al momento, ad esempio, sto sviluppando un’applicazione che i genitori potranno utilizzare per scaricare in autonomia i file dei devices. Sto provando ad ampliare l’idea embrionale, così da rendere, in futuro, il prodotto utile a snellire gli aspetti logistici legati alle consegne e alle richieste dei devices da parte delle famiglie.

Essere partecipe di un progetto che può migliorare la vita di alcuni bambini e delle loro famiglie da un grande piacere, e forse questo è l’arricchimento umano che trovo nell’essere volontario E-nable.

Quello dei volontari è poi di un gruppo vario e dinamico, nel quale cresco anche da un punto di vista tecnico. Da un lato, infatti, mi interfaccio con persone molto esperte nel loro settore, dall’altro con tecnologie che a me sono nuove, due esempi possono essere l’acquisizione di segnali mioelettrici oppure proprio la stampa 3D.

Si tratta certamente di un’esperienza positiva, di crescita e condivisione.

Francesca Albano
Storie di Volontari

Volontaria: Francesca Albano

Sono Francesca Albano, volontaria E-nable. Originaria della Basilicata ho vissuto in Italia e all’estero, e attualmente vivo a Roma. Sono un ingegnere biomedico, con una doppia specializzazione in Big Data e Business Intelligence e un MBA (Master in Business and Administration).

Sono entrata a far parte dell’associazione Energy Family Project quando ancora il progetto E-nable non esisteva, credo nel 2019, ma forse ancora prima. All’epoca vivevo a Torino, sentivo l’esigenza di avere nuovi stimoli e, parlando con un collega, questo mi ha raccontato del progetto Pent4silea, embrione che si è poi evoluto e ha dato luce ad E-nable Italia. Mi è sembrata subito una bellissima opportunità per mettere in campo tutte quelle conoscenze, soprattutto biomediche, acquisite negli anni.

Così, per puro caso, sono diventata volontaria in un progetto che non potevo immaginare sarebbe cresciuto con me, negli anni, diventando quello che è ora. E’ incredibile infatti per me pensare quanto E-nable sia cresciuto, e quanto io sia cresciuta dal canto mio. Sicuramente entrambi ci siamo evoluti su linee parallele. E’ un’iniziativa che mi ha dato e continua a darmi tanto, da un punto di vista umano e tecnico, sociale e professionale. Ho imparato tante cose che sui libri non si vedono: c’è molta differenza tra lo studiare la stampante 3D e utilizzarla.

Prima di diventare volontaria E-nable ero coinvolta in altri progetti inerenti alla divulgazione scientifica, ma questo era diverso: molto più pratico ed interessante. Poter aiutare i bambini con un contributo concreto, interfacciarmi con loro e capire come affrontano una situazione di mancanza di un arto è stata per me una grande scoperta. Quindi da un lato volevo mettermi alla prova, dall’altra ho subito sentito una forte empatia nei confronti delle famiglie e dei bambini. Ho capito, vedendo la forza che hanno, quanto i nostri problemi quotidiani siano inerzie rispetto alle sfide che devono affrontare. Una grande soddisfazione è per me, seppur nel mio piccolo, contribuire alla loro crescita e vederli affrontare la vita con il sorriso, con vivacità e forza, perché loro sono una forza della natura.

Ho iniziato con Pent4silea, lavorando poi sulla mia tesi di laurea. Ho sviluppato il prototipo di un device mioelettrico stampato in 3D per bambini di età compresa tra i 0 e i 4 anni. Si trattava di un dispositivo che non viene immaginato, non pensando che anche bambini appena nati possano, in alcuni casi, aver bisogno di un sostegno.

Dopo la laurea mi sono poi soffermata sulla ricerca di biomateriali, più vicina al mio ambito di competenza. Obiettivo era valutare i materiali così da scegliere quello più economico e ottimale dal punto di vista della durabilità del dispositivo.

I miei ruoli nell’associazione sono ovviamente cambiati nel tempo, dopo la nascita di E-nable mi sono inserita nel progetto nell’ambito della ricerca di biomateriali o dei nuovi materiali in generale, cerco di rimanere aggiornata sulle nuove tecnologie. Successivamente il mio ruolo si è più spostato verso il supporto tecnologico e la creazione di pagine web, così come la partecipazione agli eventi e la relazione con enti esterni e nuovi volontari.

Per me essere parte attiva di questa realtà è sempre un modo per affrontare nuove sfide e conoscere nuove tecnologie, oltre che un grandissimo arricchimento umano. Quando partecipiamo agli eventi e ci incontriamo si crea un ambiente di fiducia tra bambini, famiglie e noi volontari. E così, dopo una giornata passata tutti assieme, certamente ognuno di noi torna estremamente più ricco di quando è uscito la mattina.

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Storie di Volontari

Volontario: ALESSANDRO VILLA

Mi presento. Sono Alessandro, abito a Novara assieme a mia moglie, Giusy, e alla mia gatta, Lady.

Ingegnere aerospaziale, che però nella vita ha deciso di tenere i piedi per terra occupandosi di testare e validare componenti del settore automotive pesante (più comunemente conosciuti come TIR o camion). Ho conosciuto E-nable durante il tristemente noto lockdown, dove per caso mi era uscito un video su youtube che parlava della community internazionale di E-nable.

Mi sono iscritto sul forum e il leader di E-nable Francia mi ha indirizzato verso Alberto Navatta, attuale leader del chapter italiano. Alberto non ha perso tempo e mi ha contattato subito. Ancora conservo il suo messaggio nel quale mi invitava a scambiare due parole con lui. Era il 24 marzo 2020. È stata una lunga chiacchierata, ben più di due parole, nella quale Alberto ha condiviso i suoi progetti, le sue idee e il suo desiderio di concretizzare la nascita del chapter italiano di E-nable. Fino a quel momento non avevo mai pensato di utilizzare le mie stampanti 3d per poter fornire degli ausili, che noi chiamiamo “device”, ai bambini e alle famiglie che lo richiedono.

Questi device sono funzionali, consentono di stringere oggetti, ma i bimbi li vedono più come un gioco che permette loro di indossare qualcosa di personalizzato, di unico, che spesso richiama i loro personaggi fantastici preferiti. L’elettronica ormai è in qualsiasi cosa, e io purtroppo non ne capisco un granché, ma con la meccanica ed il disegno 3D me la cavo abbastanza. Assieme ad un altro volontario, Michele, abbiamo messo a punto il bike adapter. L’idea originale è di Michele, e io mi sono occupato della parte di generazione del file 3D da stampare, a partire da semplici misure sia dell’arto sano che del moncone. La soddisfazione di un bimbo che riceve un device, i suoi occhi, il suo stupore, le sue parole e la sua contentezza sono qualcosa di indescrivibile. Basterebbe questo a ripagare delle ore passate a studiare, modificare, modellare, stampare ed assemblare il device. Ma non è tutto.

E-nable, assieme ad EFP, ha come mission anche quella di sviluppare ausili a basso costo, per accompagnare i bambini di età prescolare ad abituarsi ad avere una vera e propria protesi. Ma questo ausilio deve essere funzionale, così da favorirne l’integrazione già dai primi anni, senza attendere di diventare adulti per poter stringere qualcosa. Spero di riuscire un giorno a dare un contributo anche in questa direzione.

E-nable, assieme ad EFP, ha come mission anche quella di sviluppare ausili a basso costo, per accompagnare i bambini di età prescolare ad abituarsi ad avere una vera e propria protesi. Ma questo ausilio deve essere funzionale, così da favorirne l’integrazione già dai primi anni, senza attendere di diventare adulti per poter stringere qualcosa. Spero di riuscire un giorno a dare un contributo anche in questa direzione.

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Storie di Volontari

Volontaria: Piera Losciale

Sono Piera Losciale, laureata in Industrial Design presso il Politecnico di Bari, dopo un percorso di laurea triennale in Disegno industriale.

La mia collaborazione con l’associazione inizia nel marzo 2020, quando, in piena situazione pandemica, ho iniziato la mia tesi di laurea in ambito del design per il benessere della persona e del design medicale. In particolare ho posto il focus sul disegnare ausili per l’attività motoria di bambini con disabilità agli arti. Nel cercare qualcuno che potesse darmi dei feedback rispetto al lavoro che avrei portato avanti mi sono imbattuta online nell’associazione, che era appena stata fondata.

Grazie ai volontari E-nable abbiamo avviato questa collaborazione, che ha visto il mio progetto sposare le esigenze delle famiglie e dei bambini, al fine anche di realizzare un primo prototipo.

Abbiamo poi partecipato con il mio progetto al MaketoCare 2021 e siamo risultati vincitori. Successivamente ho continuato il mio percorso di studi, senza però smettere di lavorare al progetto.

Ho Effettuando test fisici ed apportanto modifiche. Da questa prima collaborazione mi sono resa conto che la mia formazione e le mie competenze potessero essere utili. Credendo quindi nei loro principi e volendoli sostenere attivamente sono volontario attivo nell’ambito della ricerca. Dal 2022 in avanti sto cercando di mettere a punto il progetto per renderlo fruibile poi in modo gratuito all’associazione.

Far parte dell’associazione mi permette di crescere sia da un punto di vista umano che professionale. Posso infatti avere feedback diretti da parte degli utenti, e lavorare quindi per produrre sistemi utili e funzionali, donarsi agli altri rimane però una delle cose più arricchenti che si possano fare, apre un mondo e scalda il cuore.

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