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Un Weekend di Giochi e Sport Paralimpico: Un Evento Indimenticabile

Il weekend del 24 e 25 maggio 2024 ha visto protagonisti i bambini dell’associazione Energy Family Project in un evento dedicato al gioco, allo sport paralimpico e alla condivisione di esperienze uniche. Questo evento ha rappresentato non solo un’opportunità per i bambini di sperimentare nuovi device, ma anche un momento di crescita e confronto per le famiglie, il tutto all’insegna dell’inclusione e del supporto reciproco.

Un venerdì all’insegna di giochi, competizioni sportive e device spaziali

La giornata di venerdì si è svolta presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nella sede di Palidoro, dove si è tenuto l’Open Day sull’attività sportiva adattata. Organizzato dal team del DH Neuroriabilitazione e Attività Sportiva Avanzata, coordinato dalla Dott.ssa Gessica Della Bella, l’evento ha visto la partecipazione del Comitato Paralimpico, delle officine ortopediche Itop di Palestrina e dell’equipe medica del Day Hospital.

All’apertura dell’evento, i partecipanti hanno avuto l’onore di ascoltare interventi di figure di spicco come il Direttore Sanitario dell’Ospedale, Dott. Raponi, Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), Marco Iannuzzi, Presidente del CIP Lazio e Daniele Pasquini, Presidente del Comitato Provinciale CSI di Roma. La Dott.ssa Della Bella ha illustrato un progetto ambizioso per integrare lo sport nelle attività ospedaliere, con percorsi specifici per avvicinare i bambini con disabilità alle varie discipline sportive.

Il nuovo campo da basket all’esterno dell’ospedale, incorniciato dal verde del parco, ha offerto l’ambiente ideale per sperimentare attività sportive adattate. I bambini hanno avuto l’opportunità di provare diversi device ideati durante il workshop “Crea il tuo device” tenutosi lo scorso settembre. Queste idee, sviluppate dai makers di Enable Italia e presentate alla Maker Faire del 2023 come esempi di disability-led design, hanno trovato una realizzazione concreta durante questa giornata di sport e divertimento.

Spada scherma paralimpico bambini sport

Un sabato di workshop per i grandi e giochi per i piccoli

Il sabato è stato dedicato alle attività organizzate da Energy Family Project. La giornata è iniziata con una favolosa colazione, seguita da una serie di giochi, tornei e mini olimpiadi per i bambini, accompagnati da un team di animatori. I genitori invece si sono riuniti ed hanno avuto l’opportunità di confrontarsi ed ascoltare ricerche e studi.

Emilio Doda, laureando in fisioterapia presso l’Università degli Studi di Genova, insieme alla Dott.ssa Valentina Penazzi, ha presentato la ricerca “Indagine sulla protesizzazione precoce nel bambino affetto da malformazione congenita dell’arto superiore”. Questa ricerca ha fornito spunti importanti per comprendere meglio le esigenze dei bambini e migliorare le loro condizioni di vita.

Successivamente, è stato presentato il progetto degli Energy Coach da Emanuela Fronteddu, presidente dell’associazione, insieme al Dott. Roberto Noccioli e alla Dott.ssa Glenda Tripicchio. Gli Energy Coach, genitori e adulti con agenesia, hanno seguito un corso per combinare la loro esperienza personale con modelli di intervento psicologico, creando un gruppo di supporto per le famiglie. A partire dagli stimoli di questi due interventi, si è tenuta una tavola rotonda sull’inclusione, guidata dal Dott. Noccioli e dalla Dott.ssa Tripicchio. Il dibattito ha coinvolto famiglie, ospiti autorevoli e coach, discutendo l’importanza della rete di sostegno reciproco per affrontare meglio le sfide quotidiane. Tra i partecipanti, il Dott. Marco Traballesi, la Dott.ssa Gessica Della Bella, il Dott. Luigino Santecchia, il Dott. Daniele Zenardi e Sara Catelini hanno condiviso le loro esperienze e conoscenze, arricchendo la discussione con contributi preziosi.

tavola rotonda esperti energy family project

Dopo un pranzo a buffet, il pomeriggio è proseguito con la compilazione del questionario “Indagine sulla protesizzazione precoce nel bambino affetto da malformazione congenita dell’arto superiore” e approfondimenti sulla ricerca. La giornata si è conclusa con la premiazione dei bambini che hanno partecipato alle mini olimpiadi, celebrando i loro successi e il loro impegno.

Conclusioni

Questo weekend ha rappresentato un’opportunità unica per conoscere, imparare e condividere esperienze, dimostrando che il desiderio di stare insieme e crescere come comunità può superare qualsiasi distanza. Un evento che ha saputo unire divertimento, ricerca scientifica e supporto reciproco, lasciando in tutti i partecipanti un ricordo indelebile e una rinnovata speranza per il futuro.

Alessandro Villa (1)
Storie di Volontari

Volontario: Francesca Schettino

Il mio nome è Francesca, sono forse una delle più giovani volontarie Enable e da pochi mesi mi sono laureata alla laurea magistrale in Ingegneria Biomedica. Perché ho scelto di avvicinarmi al mondo dell’ingegneria? Tutto è scattato qualche anno fa, alla fine dei miei cinque anni di liceo classico, quando stavo svolgendo volontariato con la mia scuola di nuoto presso i campionati paralimpici giovanili (FINP). Passando del tempo con quei fantastici ragazzi ho trovato una fonte di ispirazione enorme e guardandoli  ho capito di voler intraprendere un percorso ingegneristico, che guardo con un occhio più sociale. Voglio che che il mio lavoro sia utile alle persone nella loro vita quotidiana.

La mia fame di solidarietà però non si è fermata e nel 2021 sono entrata in contatto per la prima volta con l’associazione Energy Family Project e con il progetto Enable Italia. Nel 2021 ero alla  Maker Faire, a Roma, per seguire una conferenza di robotica. Girovagando in pausa pranzo tra i diversi stand sono stata subito catturata dalla bellezza dello stand Enable. Manine personalizzate e colorate, da supereroi a principesse, lì pronte ad essere provate da chi ne avesse bisogno. In quell’occasione ho conosciuto anche Alberto. Appena entrata in contatto con Enable ho iniziato a lavorare per creare  un ponte di contatto tra la mia università e l’associazione con l’obiettivo di divulgare il più possibile il lavoro dei volontari, informando con seminari ogni grado di scuola ed ogni livello di attività dell’associazione.

Ognuno di noi è unico e proprio per questo do il mio contributo ad Enable a mio modo: come ho già detto sono molto meno tecnica ma più sociale (nel vero senso della parola ecco perché infatti curo i canali social dell’associazione); mi occupo del ramo informativo, divulgativo e scrivo progetti per le scuole per educare i bambini a questo nuovo mondo di inclusione e solidarietà.

Enable mi da tanto, tra le esperienze più belle che porto con me c’è sicuramente il Maker Faire. Il nostro stand era pieno di bambini piccoli, con gli occhi sognanti che mi chiedevano “Cos’è un guanto? Posso provarlo?” e sfiderei chiunque a non voler provare un device stilizzato con BatMan. E proprio lì mi sono resa conto di essere io la prima persona a far sì che quei bimbi potessero entrare in contatto con il mondo dei device, con il mondo delle amputazioni, delle protesi e dell’inclusione. Cercare le parole per spiegare tutto questo ad un bambino è una delle cose più meravigliose del mondo. Lo scorso ottobre si è poi tenuto a Roma l’evento“Crea il mio device”. In quell’occasione  abbiamo lasciato libera la fantasia dei bambini che hanno creato idee per i dispositivi da progettare in base ai loro desideri. E si sa, dai bambini c’è sempre molto da imparare.

Perché ho scelto di diventare volontario? Perché calza perfettamente con il motivo per cui ho scelto di seguire la strada dell’ingegneria: legare i miei principi etici a quelli professionali. Cosa mi permette di arricchirmi? Penso di aver già parlato abbastanza ma forse posso racchiudere con una parola: TUTTO.

Autrice: Giulia Mariani

Alessandro Villa
Storie di Volontari

Volontario: Antonio Calò

Nascere alla fine degli anni settanta con un’agenesia portava con sé una serie di problematiche non indifferenti. Antonio ne ha affrontate diverse, e ora cerca di mostrare ai più giovani di lui quanto si possa fare tutto ciò che si desidera.

” Il Bambino più anziano della famiglia Energy Family Project “

Così si definisce, essendo lui nato con una malformazione all’arto superiore destro a causa della quale non ha mano e avambraccio. Le cause di questa agenesia? Ignote fino a poco tempo fa ora sembrano poter essere ricondotte all’assunzione di un particolare farmaco da parte della madre durante la gravidanza.

Nonostante lui viva da anni a Milano, spesso non ritrova dinamiche di inclusione, anzi. La mamma dovette battersi per permettergli di andare all’asilo, in quanto spesso rifiutavano le sue domande di ammissione, suggerendo di iscriverlo a scuole ‘per bambini diversi’. Con tenacia e perseveranza è riuscito a diplomarsi come geometra le 1985, venendo definito come uno dei migliori allievi dal professore di disegno tecnico.

“All’epoca non c’erano tutti i mezzi di oggi quindi io ho fatto tutto quello che potevo con quello che avevo.” Ma chissà se forse già in quella fase della sua vita, Antonio iniziava a comprendere il potere ispirazionale che poteva avere sugli altri.

La sua vita lavorativa è stata dinamica e ricca di studio. Partendo dall’essere un perito tecnico in grandi multinazionali ha poi preferito dedicarsi alla libera professione di geometra. Rimanendo curioso e attivo si è poi specializzato nell’informatica applicata all’edilizia ed è poi passato dall’essere consulente geometra a perito informatico.

Un giorno poi, per puro caso, si è imbattuto nell’associazione appena nascente: “non potevo non diventarne membro”. L’associazione infatti mira a ridurre le distanze e migliorare la vita di bambini e famiglie, abbattendo tutti quei muri e quelle difficoltà che Antonio e la sua famiglia hanno dovuto affrontare negli anni. Lui definisce incredibile quella sensazione di empatia e vicinanza che ha percepito appena entrato in contatto con le famiglie, e che a Milano non aveva mai percepito. E così subito è entrato in connessione con le famiglie, i bambini e gli altri volontari.

“Dopo periodo pandemico finalmente ci siamo incontrati di persona e questo mi ha permesso di conoscere l’associazione, i papà e le mamme. Ho capito il valore del contributo che posso dare e sto dando.”

Da poco Antonio è entrato anche nel direttivo dell’associazione. Il suo obiettivo principe è quello di dare giorno per giorno, attraverso la sua esperienza, gli strumenti di vita ai genitori e ai bambini perchè possano capire che si può essere in grado di fare tutto e non devono assolutamente darsi limiti. Diventare un punto di riferimento, una figura di ispirazione, insegnare attraverso l’esperienza, questo vuole essere Antonio Calò, un uomo meraviglioso e un volontario che si dedica in tutto e per tutto all’associazione e al progetto e-Nable.

“Con la vita che ho vissuto da solo non pensavo di poter dare, invece con l’associazione mi sento di potermi donare.”

Tenendo a mente questa sua vocazione ha aperto un profilo Instagram (@idmakerit) nel quale racconta di sé e delle sue attività manuali. Infatti da diversi anni si occupa di stampa 3D, falegnameria, elettronica e tanto altro. Lo scopo di questo profilo, dice, è far vedere cosa faccio ma anche come lo faccio. Spesso infatti è punto di riferimento non solo per persone che affrontano problematiche come la sua, ma anche per persone normodotate, che lo osservano lavorare e ne prendono ispirazione.

Antonio è un grande esempio di condivisione e forza.

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EventiPROGETTI

e-Nable Italia @ Maker Faire Rome 2023

Anche quest’anno i volontari di e-Nable Italia saranno presenti Maker Faire Rome Edition portando la loro passione ed il loro entusiasmo, potete trovarci allo Stand D4Padiglione 6.

I progetti che presentiamo quest’anno sono due ed entrambi si incentrano sulle attività di ricerca e sviluppo di ausili e device assistivi portata avanti nella nostra iniziativa a supporto di chi ha disabilità, con particolare riferimento alle problematiche di limb difference.

EXPERIMENTS

Tutti i nostri progetti sono di derivazione open source o rilasciati da noi (quando creazioni originali della nostra community) come open source, experiments vuole presentare gli esperimenti e le idee su cui stiamo lavorando con i nostri volontari.

Dopo SwimAble (il device per il nuoto, 2021) e il Bike Adapter (il device per andare in bicicletta, 2022), quest’anno presentiamo alcune delle nuove idee in fase di sviluppo nella community dei volontari. In particolare si tratta di prototipi di mano robotica low-cost e di ausili che possano essere di aiuto ai bambini nello sport e nel tempo libero. Tra i vari esporremo le evoluzioni del bike adapter, un ausilio per consentire ai bambini con problemi di limb difference di suonare la batteria e uno strumento che consenta di customizzare i device tenendo conto delle caratteristiche fisiche del destinatario, questo progetto vuole aumentare l’accessibilità agli ausili opensource, consentendo anche ai maker che non hanno competenze di progettazione 3d di generare modelli STL personalizzati per il destinatario.

IO CREO IL MIO DEVICE

Io creo il mio device è un progetto sperimentale basato sul concetto di disability led design, un nuovo approccio alla progettazione degli ausili che ha come obiettivo coinvolgere attivamente i bambini/fruitori nel processo creativo di ideazione del loro ausilio.

Questo approccio permette di andare oltre la semplice partecipazione dell’utente, quest’ultimo diventa piuttosto il punto di partenza e contributo essenziale del progetto. Contrariamente agli altri approcci, il design guidato dalla disabilità “cerca di rispondere speculativamente, amplificare o celebrare alcuni aspetti dell’identità e della cultura delle persone con disabilità. I risultati del design guidato dalla disabilità sono caratterizzati da un cambiamento nel modo in cui percepiamo e interagiamo con una categoria di oggetto, spazio o sistema, e da un conseguente cambiamento nel significato ad esso assegnato” (National Endowment for the Arts, 2021, p.23).

Attraverso alcune sessioni creative attivate con i bambini delle famiglie dell’associazione, i bambini sono stati coinvolte in attività che miravano a generare delle idee per nuovi dispositivi che saranno realizzati dalla community di volontari. I dispositivi immaginati dai bambini saranno il risultato della loro creatività e risponderanno a delle necessità che per loro sono importanti.

Allo stand di Maker Faire esporremo sia alcuni di questi dispositivi progettati direttamente dai bambini, ma anche l’intero processo di progettazione come applicazione di un approccio che comporta un trasferimento del potere progettuale dal designer all’utente finale, con un conseguente cambiamento nella concezione e nella percezione dell’oggetto protesico come parte del sistema del “sé”, nonché nel significato che questo assume come manifestazione di autodeterminazione dell’utente con disabilità.

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ASSOCIAZIONEEventiPROGETTI

Crea il tuo device – Prima Edizione

Attraverso l’applicazione dell’approccio Disability led Design, i bambini dell’associazione Energy Family Project si sono trasformati in giovani volontari e, grazie alla loro ingegnosità e creatività, hanno concepito i devices del futuro.

Com’è nata l’idea?

“Crea il tuo device” è una manifestazione organizzata dai volontari per mettere i bambini al centro della creazione dei devices. La sua prima edizione si è tenuta a Roma, nella cornice del Fabulous Village, immerso nella pineta di Castel Porziano, in due fine settimana distinti. Un primo appuntamento è stato nel fine settimana dal 15 al 17 settembre, mentre un secondo appuntamento dal 22 al 24 settembre.

L’idea è nata da un volontario e-Nable, nonché dottorando in design presso l’università La Sapienza di Roma, la cui tesi di Dottorato indaga le possibilità di un nuovo approccio alla progettazione, guidata dalle persone con disabilità.

L’approccio è quello del “Disability led Design” e permette di andare oltre la semplice partecipazione dell’utente, quest’ultimo diventa piuttosto un punto di partenza e fornisce un contributo essenziale del progetto. Contrariamente agli altri approcci, il design guidato dalla disabilità “cerca di rispondere speculativamente, amplificare o celebrare alcuni aspetti dell’identità e della cultura delle persone con disabilità. I risultati del design guidato dalla disabilità sono caratterizzati da un cambiamento nel modo in cui percepiamo e interagiamo con una categoria di oggetto, spazio o sistema, e da un conseguente cambiamento nel significato ad esso assegnato” (National Endowment for the Arts, 2021, p.23).

Sempre più spesso anche in ambito industriale, infatti, si sta attuando un processo user-based, in cui l’ideazione di dispositivi ed ausili parte dagli utilizzatori, e non da progettisti avulsi dal contesto e dall’ambiente in cui tali ausili dovrebbero essere utilizzati.

Con l’obiettivo di stimolare i bambini nella loro creatività ed inventiva, a partire dalle competenze che acquisiscono sui banchi di scuola, è stato sperimentato questo diverso approccio alla progettazione, in modo che siano i bambini stessi a generare delle idee per nuovi dispositivi ponendoli al centro di un vero e proprio processo creativo.

L’obiettivo è, a partire dalle idee che i bambini hanno sviluppato, lasciare ai makers e-Nable lo spazio di approfondire quelle idee e renderle realtà, stampando nuovi dispositivi unici e personalizzati, che possano aiutare i bambini nella vita quotidiana, nel gioco e nello sport. I dispositivi immaginati dai bambini saranno il risultato della loro creatività e risponderanno a delle necessità che per loro sono importanti.

L’evento è stato accompagnato da momenti di gioco, relax e condivisione. Oltre ai bambini sono stati protagonisti anche i genitori e, talvolta, i nonni dei bambini. Sono state condivise esperienze, messe in luce problematiche e necessità, ed infine sono state prese le misure per nuovi devices, che alcuni bambini hanno ricevuto nel corso della manifestazione.

Il primo giorno

L’evento ha avuto due appuntamenti, ognuno della durata di due giorni. Le mattinate sono state dedicate ad attività guidate dai volontari e-Nable, mentre i pomeriggi sono stati lasciati a momenti di svago in piscina e nel campeggio.

La mattina del sabato, dopo la colazione, bambini e genitori sono stati guidati alla scoperta del progetto e-Nable. Tutte le famiglie infatti conoscevano l’associazione Energy Family Project, di cui fanno parte attivamente, ma ben poche di loro avevano idea dell’attività dei volontari e-Nable. Mentre i genitori quindi ascoltavano una spiegazione più tecnica rispetto al progetto, ai bambini veniva raccontata la storia di “Vittoria e lo strano treno”.

Grazie al racconto della storia di Vittoria e del dottor Protesius, i bambini hanno iniziato a comprendere il lavoro dei volontari, è stato spiegato loro il funzionamento della stampante 3D ed hanno empatizzato con la piccola Vittoria, iniziando a desiderare anche loro un treno tutto per loro.

Una volta ricongiunti, ai bambini e alle loro famiglie sono stati presentati alcuni esempi dei dispositivi stampati dai volontari e le loro funzioni. Nel momento della scoperta di quelle manine giocattolo, i bambini si sono emozionati e hanno cercato di capire a cosa servissero i diversi ausili proposti. Non ultimo è stato proposto il Bike Adapter, dispositivo presentato dall’associazione alla Maker Faire 2022.

I bambini sono allora stati stimolati a disegnare il loro device dei sogni. L’obiettivo era lasciare che loro immaginassero dei dispositivi che potessero servire alla loro quotidianità.

Il secondo giorno

La mattina della domenica, dopo tutti gli stimoli del sabato mattina, alla creatività dei bambini è stato lasciato libero spazio. E’ stata messa a loro disposizione della plastilina, fogli e righelli, forbici, colori e tutto l’occorrente per cercare di prototipare un primo esempio di dispositivo. I volontari hanno cercato di guidare i bambini e i loro fratellini nello sviluppo creativo.

Così come i bambini, anche i genitori son stati messi alla prova. Hanno dovuto cercare di tirar fuori delle idee funzionali per nuovi devices fruibili dai loro bambini.

Riflessioni

Nel corso di queste giornate sono venute fuori diverse idee interessanti, che guideranno i makers e-Nable nel concepimento di nuovi dispositivi da condividere poi con la community internazionale.

Inoltre, l’intero processo, che mette in pratica i principi del Disability led Design, nonché i prototipi realizzati dalle idee dei bambini, saranno raccontati da e-Nable all’edizione della Maker Faire di quest’anno. 

Riccardo Stanchi
Storie di Volontari

Volontario: Riccardo Stanchi

Il mio nome è Riccardo, e sono un progettista CAD nel settore orafo. Se da un lato sono sempre stato interessato alla robotica e all’elettronica, dall’altro mi entusiasmano moltissimo anche la lavorazione del metallo e delle materie plastiche sia in ambito artigianale che in ambito industriale.

Sono entrato in contatto con l’associazione alla Maker Faire 2022, in quel contesto di leggera confusione mi ha subito colpito l’entusiasmo dei volontari con cui mi sono interfacciato. E così mi sono avvicinato ad un ambito che mi accattivava, come quello dei devices e delle protesi. Vedo la progettazione come una sfida, come qualcosa di complesso, e quindi accattivante. Infatti, per poter progettare un dispositivo, occorre tener conto di molteplici fattori che, seppur differenti, hanno tutti grande peso nel riuscire ad ottenere il risultato desiderato. Occorre, infatti, tener conto che il prodotto sia allo stesso modo adattabile a diversi individui, comodo, ma anche strutturalmente funzionale.

Al momento il mio contributo all’interno dell’associazione riguarda la stampa dei devices. Per ora ne ho stampati un paio. Vorrei però inserirmi nel team che si occupa di ricerca e sviluppo, così da poter apportare qualche miglioria ai dispositivi già prodotti, e anche contribuire nella prototipazione di dispositivi sempre nuovi, che si confacciano alle necessità specifiche dei bambini.

Perché ho scelto di essere volontario E-Nable? Perché la gioia e l’arricchimento che si ha dal mettere a disposizione le proprie competenze per aiutare chi ne ha bisogno sono inspiegabili.

Michele Praga
Storie di Volontari

Volontario: Michele Praga

Diciamo che nella mia vita ho sempre sperimentato sull’elettronica: casa mia è un enorme laboratorio pieno di attrezzature elettroniche. Fin da giovane mi sono dilettato nel produrre invenzioni particolari, mettendo in pratica idee molto strane, anche se non sempre effettivamente utili. Per anni mi sono dedicato al modellismo e ai droni, sbizzarrendomi ad inventare i meccanismi più strani. In quel contesto ho conosciuto Alessandro Villa, che mi ha poi presentato l’associazione.

Fino al 2019, anno in cui è arrivata la pandemia, ho continuato ad intrattenermi con l’elettronica e con i droni. Con il covid, però, ho iniziato a pensare: era un peccato sprecare tutto quello che facevo e non dare un contributo umanitario. Ho sentito il bisogno di dare il mio contributo. All’inizio dell’emergenza pandemica c’era una carenza generalizzata di dispositivi di protezione individuale, ho quindi iniziato a stampare in 3D, con le mie 4 stampati, delle maschere da donare al personale sanitario e a chiunque ne avesse bisogno. Da che pensavo ne avrei prodotte una decina sono arrivato a farne cinquecento: non uno, non due… 500 schermi protettivi. E così mi sono reso conto che fino a quel momento avevo sprecato la mia vita per degli hobby, potevo fare qualcosa di più: potevo fare la differenza. Così, grazie ad Alessandro, ho conosciuto E-nable.

Mi sono messo in gioco, ma all’inizio non mi mancavano i dubbi: non sapevo se sarei stato in grado e non ero neanche convinto mi sarebbe piaciuto essere volontario. Mi è bastata una lunga telefonata con Alberto perché si sciogliesse una buona parte dei miei dubbi: mi sono emozionato nel sentire la storia del progetto. Ho lasciato che l’emozione prendesse il sopravvento e ho scelto di dedicarmi a questa associazione. Mettendo da parte le perplessità mi sono lasciato trasportare ed ho iniziato a lavorare. Sono partito dai vari devices di base a cui potevamo accedere e mi son reso conto che, grazie anche al mio background, non sarebbe per me stato complesso adattarli e migliorarli per le diverse necessità dei bambini. E così, a partire da normali devices, ho iniziato a costruire dei prototipi sperimentali, con elementi elettromeccanici.

Da che ero scettico, ora non riuscirei più a tirarmi indietro. Non dopo aver visto il sorriso di un bambino che utilizza un device che anche io ho contribuito a donargli.

Con il tempo il mio desiderio di aiutare è aumentato sempre più. Mi sono lasciato ispirare e ho iniziato a produrre anche ausili per non vedenti. Ho donato infatti diversi bastoni e berretti che leggono gli ostacoli e vibrano all’Associazione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

In quello stesso periodo mi è venuta anche l’idea del bike adapter. Partendo dallo schizzo di un prototipo, nel giro di qualche settimana ho fatto un disegno 3D e l’ho stampato, provandolo personalmente in bicicletta. Alessandro mi ha poi aiutato nel perfezionamento, è riuscito a far venire fuori un capolavoro.

Mi sento un po’ un inventore, e spero di riuscire a tirar fuori qualche altra idea dal mio cappello magico, con la speranza di poter consegnare personalmente degli ausili ai bimbi, e di poter leggere nei loro occhi la contentezza. A causa dei distanziamenti c’è stato un periodo in cui abbiamo sì stampato molti devices, ma c’è stato molto distacco con i bambini: prendevamo le misure da remoto, non li vedevamo se non in video. Una sola volta, ho preso le misure di persona ad un bambino e gli ho poi consegnato io stesso l’ausilio: ho fatto il viaggio di ritorno con le lacrime agli occhi tanta era l’emozione.

Francesca Flore
Storie di Volontari

Volontaria: Francesca Flore

Dopo una laurea in Ingegneria Biomedica, alla triennale, e poi in Ingegneria Meccatronica, alla magistrale, ho lavorato per diversi anni nell’ambito dell’automotive e dell’automazione industriale per poi decidere di cambiare vita e di trasferirmi a Valencia. Due settimane dopo il mio arrivo è successo l’imprevedibile: il mondo si è fermato per colpa della pandemia. E’ stato quello il momento in cui ho deciso di creare un mio progetto. L’avevo sempre voluto fare ma mai avevo messo in pratica questa mia idea. Ho quindi iniziato, con la stampante 3D che avevo in casa, a stampare delle valvole respiratorie che servivano per gli ospedali, venivano infatti adattate direttamente sulle maschere Decathlon.

Sono Francesca Flore, ho 32 anni, e questo è l’inizio dell’avventura che mi ha portata poi a conoscere il progetto E-Nable Italia, di cui da diversi anni sono volontaria.

Nel tempo mi sono sempre più appassionata alla stampa 3D, ho iniziato con il disegno CAD, ho fatto dei corsi, ho lavorato come consulente per un’azienda londinese sempre in questo ambito e ho creato una start-up: un’e-commerce di prodotti stampati in 3D. Volendo però cercare di conciliare la stampa 3D con il settore medicale ho cercato contatti in quel settore. Sono entrata in contatto con associazioni veterinarie, che donavano devices per animali, immaginando che lavorare sulle persone sarebbe stato molto più burocratico e complesso. Prima di conoscere E-nable, ho comunicato con un’associazione colombiana che produce sempre ausili per bambini.

Sono invece entrata in contatto con Alberto, e quindi con E-nable, grazie a Francesca Albano. Lei faceva parte di una community di ingegneri biomedici con cui mi ero interfacciata precedentemente. Alberto mi è piaciuto subito molto, mi ha raccontato la sua esperienza e come sono nate E-nable ed EFP. Poiché le mie competenze erano attinenti al loro ambito di lavoro e potevano essere utili per customizzare i devices per i diversi bambini mi sono avvicinata a questa realtà con entusiasmo. Definirei gratificazione e forse anche felicità le emozioni che si provano nel vedere il primo device customizzato al braccio di un bambino.

Grande è in me la voglia di imparare e conoscere qualcosa di nuovo. In E-nable, ora più che mai, questo è possibile. L’associazione sta crescendo, fanno parte del gruppo profili professionali vari e diversi, e questo mi porta a imparare ed arricchirmi, sempre con l’obiettivo di migliorare il contributo che posso dare all’associazione. Di fatti, per ampliare sempre più le mie vedute a trent’anni mi sono iscritta ad una nuova specialistica in ingegneria biomedica al politecnico di Valencia e grazie a quella specialistica sono venuta in contatto con un centro di ricerca all’interno di un ospedale, nel quale attualmente lavoro su un progetto di ricerca per stampa 3D per la produzione di modelli anatomici per le pianificazioni chirurgiche o per docenza.

Fino ad oggi ho customizzato i devices, ho però l’obiettivo di inserirmi in progetti nuovi per poter dare una mano, anche a seguito di un periodo di formazione per poter acquisire competenze che ad oggi non possiedo.

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Bike Adapter: la storia del device per andare in bicicletta

L’idea del Bike Adapter è nata in un periodo di massima ispirazione nella progettazione dei device nel 2020 da Michele Praga, non solo appassionato di aereomodellismo ed abile pilota ma con una spiccata nota di genialità nella sua mente: riesce a vedere una soluzione dove una persona comune vedrebbe solo rassegnazione. Questa sua dote unita alla propensione per aiutare le persone con problemi di disabilità fa si di avere un vero e proprio vulcano in piena attività. E come per i migliori geni come nasce un’idea? Ovviamente nel sonno immaginando e sognando il device.

L’idea nasce proprio dal bisogno di trasmettere normalità nelle attività di vita quotidiana e per facilitare l’avvicinamento dei bambini alle protesi si è ritenuto necessario progettare ausili per la vita di tutti i giorni tra cui lo sport segno, da sempre, inqualificabile di inclusione e di gruppo.

Fino ad allora esistevano poche soluzioni valide per permettere a persone senza mani di andare in bicicletta. Le poche soluzioni esistenti erano troppo complesse e fragili, spesso costruite in materiali plastici, che in caso di caduta avrebbero potuto rompersi risultando taglienti e pericolose. In quel periodo faceva largo uso di materiali elastici (TPU) per la stampa 3D,  soluzione praticamente indistruttibile, nella realizzazione di device . Infatti al contrario dei normali materiali di stampa, come PLA, PETG e ABS, non ha il difetto di delaminarsi e resiste alle alte temperature. La decisione era di realizzare un sistema di snodo da fissare al manubrio delle biciclette, che fosse in un pezzo unico e sfruttasse l’elasticità del TPU come cerniera, in questo modo si avrebbe ottenuto un device eterno ed indistruttibile. Dopo i primi schizzi del progetto a mano, e i primi CAD sul pc Michele partì con la prima stampa, lunga e lenta per i materiali estremamente morbidi… il 10 Gennaio 2021 il primo Bike Adapter era adattato al manubrio della bici e pronto per la prova. Michele non avendo alcuna disabilità fece una prova infilando sul pugno della mano un calzino per simulare l’arto mancante e si mise a girare per la strada; con grande stupore il suo progetto funzionava! Dopo la prima verifica presentò l’idea alla comunità Enable e da quel momento in poi l’idea venne sviluppata. Ci volle del tempo per passare da un prototipo ad un device definitivo e un grande aiuto di un altro volontario della comunità: Alessandro Villa esperto di disegno 3D e grafica.

Fino ad ora si era provato il device solo su Greta, ma il desiderio di tutti era quello di renderlo fruibile a chiunque ne avesse bisogno. Serviva infatti rendere il device scalabile ed adattabile alle varie esigenze delle persone con diverse misure di arto. Per risolvere questo problema Alessandro si affidò ad un software di modellazione parametrico chiamato Fusion 360 ed il punto di svolta è stato proprio l’aggettivo PARAMETRICO. Infatti alla famiglia dei ricevente viene chiesto di prendere essenzialmente sei misure: la distanza tra la base del gomito e il pugno nell’arto sano, la distanza tra la base del gomito e l’estremità del moncone, la circonferenza all’estremità del moncone, la circonferenza alla base del moncone, vicino al gomito, il diametro del manubrio, e la distanza tra la piega interna del gomito e l’estremità del moncone. E, senza entrare troppo nello specifico, combinando sketch, estrusioni, serie circolari, raccordi e altre diavolerie simili, si è riusciti a legare queste misure con la creazione del famoso file 3D personalizzato.

Uno dei limiti attuali è che al momento non si è riusciti a replicare il progetto anche su un altro software online di modellazione parametrica chiamato OnShape. Anche in questo caso esiste la versione professionale e quella gratuita. Abbiamo migrato il progetto su piattaforma OnShape in vista degli sviluppi futuri essendo una piattaforma “user friendly” . Questo è lo step per rendere effettivamente internazionale il progetto, rompendo il vincolo della territorialità e dando la possibilitò a chiunque possegga una stampante di creare il proprio device. Ovviamente si è cercato di ridurre e semplificare il più possibile l’intervento delle famiglie durante la fase iniziale di presa dei parametri riducendo la tempistica di acquisizione dei parametri biometrici in soli 5 minuti per evitare il più possibile errori.

Il primo test nel Gennaio 2021 ha portato tanta gioia e speranza, lacrime e soddisfazione all’inventore e ideatore del progetto e a tutti quelli che lo hanno supportato credendo in lui. E’ stato l’inizio di qualche cosa di bello, è stato un momento di grande forza per credere sempre di più al progetto e a quanto avrebbe reso la vita dei bimbi molto più normale, perché non c’è cosa più bella di farsi un bel giro in bici con gli amici. Pensare che con poco, sia a livello economico che tempistico, si può permettere ad un bambino affetto da agenesia o amputazione trans-radiale di andare in bicicletta non ha presso, e l’emozione è ancora più forte.

Articolo di Giulia Mariani

Kabir Lovero
Storie di Volontari

Volontario: Kabir Lovero

Ciao, mi chiamo Kabir Lovero. Vedendo dei video di testimonianze, mi sono reso conto dell’impatto positivo che questo gruppo ha sulla vita di varie famiglie e di bambini, ed essendo io un appassionato di programmazione, tecnologia e ingegneria in generale, ho deciso di mettere a frutto le mie competenze tecniche, diventandone membro attivo.

Il contributo che porto è legato alla mia professione. Al momento, ad esempio, sto sviluppando un’applicazione che i genitori potranno utilizzare per scaricare in autonomia i file dei devices. Sto provando ad ampliare l’idea embrionale, così da rendere, in futuro, il prodotto utile a snellire gli aspetti logistici legati alle consegne e alle richieste dei devices da parte delle famiglie.

Essere partecipe di un progetto che può migliorare la vita di alcuni bambini e delle loro famiglie da un grande piacere, e forse questo è l’arricchimento umano che trovo nell’essere volontario E-nable.

Quello dei volontari è poi di un gruppo vario e dinamico, nel quale cresco anche da un punto di vista tecnico. Da un lato, infatti, mi interfaccio con persone molto esperte nel loro settore, dall’altro con tecnologie che a me sono nuove, due esempi possono essere l’acquisizione di segnali mioelettrici oppure proprio la stampa 3D.

Si tratta certamente di un’esperienza positiva, di crescita e condivisione.

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