Nascere alla fine degli anni settanta con un’agenesia portava con sé una serie di problematiche non indifferenti. Antonio ne ha affrontate diverse, e ora cerca di mostrare ai più giovani di lui quanto si possa fare tutto ciò che si desidera.
” Il Bambino più anziano della famiglia Energy Family Project “
Così si definisce, essendo lui nato con una malformazione all’arto superiore destro a causa della quale non ha mano e avambraccio. Le cause di questa agenesia? Ignote fino a poco tempo fa ora sembrano poter essere ricondotte all’assunzione di un particolare farmaco da parte della madre durante la gravidanza.
Nonostante lui viva da anni a Milano, spesso non ritrova dinamiche di inclusione, anzi. La mamma dovette battersi per permettergli di andare all’asilo, in quanto spesso rifiutavano le sue domande di ammissione, suggerendo di iscriverlo a scuole ‘per bambini diversi’. Con tenacia e perseveranza è riuscito a diplomarsi come geometra le 1985, venendo definito come uno dei migliori allievi dal professore di disegno tecnico.
“All’epoca non c’erano tutti i mezzi di oggi quindi io ho fatto tutto quello che potevo con quello che avevo.” Ma chissà se forse già in quella fase della sua vita, Antonio iniziava a comprendere il potere ispirazionale che poteva avere sugli altri.
La sua vita lavorativa è stata dinamica e ricca di studio. Partendo dall’essere un perito tecnico in grandi multinazionali ha poi preferito dedicarsi alla libera professione di geometra. Rimanendo curioso e attivo si è poi specializzato nell’informatica applicata all’edilizia ed è poi passato dall’essere consulente geometra a perito informatico.
Un giorno poi, per puro caso, si è imbattuto nell’associazione appena nascente: “non potevo non diventarne membro”. L’associazione infatti mira a ridurre le distanze e migliorare la vita di bambini e famiglie, abbattendo tutti quei muri e quelle difficoltà che Antonio e la sua famiglia hanno dovuto affrontare negli anni. Lui definisce incredibile quella sensazione di empatia e vicinanza che ha percepito appena entrato in contatto con le famiglie, e che a Milano non aveva mai percepito. E così subito è entrato in connessione con le famiglie, i bambini e gli altri volontari.
“Dopo periodo pandemico finalmente ci siamo incontrati di persona e questo mi ha permesso di conoscere l’associazione, i papà e le mamme. Ho capito il valore del contributo che posso dare e sto dando.”
Da poco Antonio è entrato anche nel direttivo dell’associazione. Il suo obiettivo principe è quello di dare giorno per giorno, attraverso la sua esperienza, gli strumenti di vita ai genitori e ai bambini perchè possano capire che si può essere in grado di fare tutto e non devono assolutamente darsi limiti. Diventare un punto di riferimento, una figura di ispirazione, insegnare attraverso l’esperienza, questo vuole essere Antonio Calò, un uomo meraviglioso e un volontario che si dedica in tutto e per tutto all’associazione e al progetto e-Nable.
“Con la vita che ho vissuto da solo non pensavo di poter dare, invece con l’associazione mi sento di potermi donare.”
Tenendo a mente questa sua vocazione ha aperto un profilo Instagram (@idmakerit) nel quale racconta di sé e delle sue attività manuali. Infatti da diversi anni si occupa di stampa 3D, falegnameria, elettronica e tanto altro. Lo scopo di questo profilo, dice, è far vedere cosa faccio ma anche come lo faccio. Spesso infatti è punto di riferimento non solo per persone che affrontano problematiche come la sua, ma anche per persone normodotate, che lo osservano lavorare e ne prendono ispirazione.
Antonio è un grande esempio di condivisione e forza.