Bike Adapter: la storia del device per andare in bicicletta
L’idea del Bike Adapter è nata in un periodo di massima ispirazione nella progettazione dei device nel 2020 da Michele Praga, non solo appassionato di aereomodellismo ed abile pilota ma con una spiccata nota di genialità nella sua mente: riesce a vedere una soluzione dove una persona comune vedrebbe solo rassegnazione. Questa sua dote unita alla propensione per aiutare le persone con problemi di disabilità fa si di avere un vero e proprio vulcano in piena attività. E come per i migliori geni come nasce un’idea? Ovviamente nel sonno immaginando e sognando il device.
L’idea nasce proprio dal bisogno di trasmettere normalità nelle attività di vita quotidiana e per facilitare l’avvicinamento dei bambini alle protesi si è ritenuto necessario progettare ausili per la vita di tutti i giorni tra cui lo sport segno, da sempre, inqualificabile di inclusione e di gruppo.
Fino ad allora esistevano poche soluzioni valide per permettere a persone senza mani di andare in bicicletta. Le poche soluzioni esistenti erano troppo complesse e fragili, spesso costruite in materiali plastici, che in caso di caduta avrebbero potuto rompersi risultando taglienti e pericolose. In quel periodo faceva largo uso di materiali elastici (TPU) per la stampa 3D, soluzione praticamente indistruttibile, nella realizzazione di device . Infatti al contrario dei normali materiali di stampa, come PLA, PETG e ABS, non ha il difetto di delaminarsi e resiste alle alte temperature. La decisione era di realizzare un sistema di snodo da fissare al manubrio delle biciclette, che fosse in un pezzo unico e sfruttasse l’elasticità del TPU come cerniera, in questo modo si avrebbe ottenuto un device eterno ed indistruttibile. Dopo i primi schizzi del progetto a mano, e i primi CAD sul pc Michele partì con la prima stampa, lunga e lenta per i materiali estremamente morbidi… il 10 Gennaio 2021 il primo Bike Adapter era adattato al manubrio della bici e pronto per la prova. Michele non avendo alcuna disabilità fece una prova infilando sul pugno della mano un calzino per simulare l’arto mancante e si mise a girare per la strada; con grande stupore il suo progetto funzionava! Dopo la prima verifica presentò l’idea alla comunità Enable e da quel momento in poi l’idea venne sviluppata. Ci volle del tempo per passare da un prototipo ad un device definitivo e un grande aiuto di un altro volontario della comunità: Alessandro Villa esperto di disegno 3D e grafica.
Fino ad ora si era provato il device solo su Greta, ma il desiderio di tutti era quello di renderlo fruibile a chiunque ne avesse bisogno. Serviva infatti rendere il device scalabile ed adattabile alle varie esigenze delle persone con diverse misure di arto. Per risolvere questo problema Alessandro si affidò ad un software di modellazione parametrico chiamato Fusion 360 ed il punto di svolta è stato proprio l’aggettivo PARAMETRICO. Infatti alla famiglia dei ricevente viene chiesto di prendere essenzialmente sei misure: la distanza tra la base del gomito e il pugno nell’arto sano, la distanza tra la base del gomito e l’estremità del moncone, la circonferenza all’estremità del moncone, la circonferenza alla base del moncone, vicino al gomito, il diametro del manubrio, e la distanza tra la piega interna del gomito e l’estremità del moncone. E, senza entrare troppo nello specifico, combinando sketch, estrusioni, serie circolari, raccordi e altre diavolerie simili, si è riusciti a legare queste misure con la creazione del famoso file 3D personalizzato.
Uno dei limiti attuali è che al momento non si è riusciti a replicare il progetto anche su un altro software online di modellazione parametrica chiamato OnShape. Anche in questo caso esiste la versione professionale e quella gratuita. Abbiamo migrato il progetto su piattaforma OnShape in vista degli sviluppi futuri essendo una piattaforma “user friendly” . Questo è lo step per rendere effettivamente internazionale il progetto, rompendo il vincolo della territorialità e dando la possibilitò a chiunque possegga una stampante di creare il proprio device. Ovviamente si è cercato di ridurre e semplificare il più possibile l’intervento delle famiglie durante la fase iniziale di presa dei parametri riducendo la tempistica di acquisizione dei parametri biometrici in soli 5 minuti per evitare il più possibile errori.
Il primo test nel Gennaio 2021 ha portato tanta gioia e speranza, lacrime e soddisfazione all’inventore e ideatore del progetto e a tutti quelli che lo hanno supportato credendo in lui. E’ stato l’inizio di qualche cosa di bello, è stato un momento di grande forza per credere sempre di più al progetto e a quanto avrebbe reso la vita dei bimbi molto più normale, perché non c’è cosa più bella di farsi un bel giro in bici con gli amici. Pensare che con poco, sia a livello economico che tempistico, si può permettere ad un bambino affetto da agenesia o amputazione trans-radiale di andare in bicicletta non ha presso, e l’emozione è ancora più forte.
Articolo di Giulia Mariani